domenica 1 luglio 2007

venerdì 1 dicembre 2006

Chiudere Morini

<<Il Coordinamento Chiudere Morini è nato nell'Ottobre 2002 con lo scopo di far cessare l'attività dell'allevamento Stefano Morini S.a.S. di S.Polo D'enza (Reggio Emilia), specializzato nella vendita di animali, mangimi, segatura e attrezzature ai laboratori (ditte farmaceutiche e università) dove si pratica vivisezione. Dal 1953 Morini è complice della tortura di animali nei laboratori, infatti il suo motto è "Dal 1953 al servizio della ricerca Bio-Medica". Il Coordinamento è formato da attivisti riuniti in maniera informale e auto-organizzati, senza alcun legame con la realtà delle istituzioni.

Nel coordinamento si ritrovano esclusivamente persone contrarie ad ogni forma di discriminazione, sia essa specista, razzista, sessista o omofobica.>>

Chiunque puo' partecipare alla campagna contro questo allevamento agendo come singolo, con telefonate (è consigliato da cabine telefoniche), fax di protesta o partecipando, chi puo', alle manifestazioni organizzate dal coordinamento.

Stefano Morini S.a.S.
Via S.Giovanni Bosco, 7
42020 S.Polo d'Enza (Re)
E-mail: info@stefanomorini.com

Telefona e scrivi FAX all'allevamento Morini:
(Attenzione: è altamente consigliato farlo da una cabina telefonica)
Tel. 0522/873424 (5,6,7) - Fax: 0522/874600

Mai piu' vivisezione

Il sito di Chiudere Morini


giovedì 30 novembre 2006

Il circo che non conoscete (guarda video)

In questo periodo a Bari va in scena il circo di Moira Orfei. Questo video riguarda un altro circo, ma i metodi di addestramento sono gli stessi (nota bene: i bastoni che li vedete tutto il tempo usare hanno un uncino in punta).
Il circo impone agli animali una cattività in condizioni terribili (catene alle zampe, gabbie ridottissime, condizioni igieniche quasi nulle) ma anche molta violenza e tanta crudeltà, come questo video dimostra.



Contro tutto questo i gruppi animalisti scendono in piazza; il ritrovo è presso la Fiera del Levante il 2 dicembre dalle 20:00 alle 22:00, il 3 dicembre dalle 18:30 alle 20:30. Unitevi alla loro protesta!

martedì 28 novembre 2006

Bush e la libertà di espressione



Ormai è definitivo: dopo la firma del presidente Bush l'Animal Enterprise Terrorism Act entra in vigore. Da oggi fare del volantinaggio per i diritti animali in America sarà considerato un atto terroristico. D'ora in poi ogni pubblicazione, campagna, iniziativa, manifestazione pacifica che vada a ledere i diritti di chi sfrutta gli animali sarà vietata. Bush calpesta il diritto alla libertà di parola degli americani, dimostrando di non essere migliore dei dittatori cui in nome della libertà e della democrazia (come se qualcuno ci avesse mai davvero creduto) ha dichiarato guerra.

lunedì 27 novembre 2006

Nasce la prima rdio Vegan




Online la prima radio vegan; trasmette 24h su 24 musica di alta qualità e, ovviamente, etica.
http://www.radiopromiseland.blogspot.com/.

sabato 25 novembre 2006

Il Vivisettore Della Porta Accanto



Ieri sera durate una passeggiata nei dintorni di casa mi è capitato di vedere un manifesto taglia A3 incollato ad una colonna.
L'immagine era quella di un topo con il ventre aperto e questo ha attirato la mia attenzione.
Il manifesto era tutto strappato ma era ancora abbastanza leggibile: avvisava che nel quartiere abita un vivisettore, fornendone nome cognome indirizzo e telefono, nonchè una descrizione di ciò che il vivisettore faceva, nel caso specifico ammazzare topi nella facoltà di biologia.
Non lascio commenti. Fate voi

venerdì 24 novembre 2006

Dieta Vegetariana Contro la Fame nel Mondo


Da Agireora

Un interessante articolo e' stato pubblicato il 31 ottobre dal "The National Academies", intitolato "Vegetali locali potrebbero aiutare a risolvere la crisi alimentare africana e far rinascere le deboli economie rurali", che conferma ancora una volta che l'unica possibilità per nutrire tutti è quella di consumare direttamente vegetali, e come il consumo di alimenti animali sia una delle cause che influenzano pesantemente, in negativo, il problema della fame nel mondo.


Negli ultimi decenni, varie istituzioni pubbliche e private hanno promosso attivamente la diffusione di allevamenti di bestiame su larga scala, per la produzione di carne e latte, nei paesi in via di sviluppo, nonché la trasformazione delle colture tradizionali che producevano cibo per il consumo diretto umano a coltivazione di mangimi per animali; dato che i prodotti animali sono tra le fonti alimentari meno efficienti che esistano, questa politica, lungi dal combattere la fame, non farà altro che esacerbare il problema.


Nei paesi in via di sviluppo, la maggior parte delle persone che riescono a nutrirsi in maniera adeguata consumano pochissimi (o per nulla) prodotti animali, eppure la loro dieta - formata per lo più da cereali, legumi, verdura e frutta - soddisfa tutti i requisiti nutrizionali. Un numero molto maggiore di persone potrebbero nutrirsi adeguatamente con questo tipo di dieta, consumando le stesse risorse, rispetto al numero di persone che si possono nutrire con una dieta a più alto contenuto di alimenti animali.


Ed è proprio questo aspetto che il nuovo dossier del National Reserch Council conferma, sottolineando quanto sia importante per risolvere la crisi alimentare africana tornare a coltivare e consumare i vegetali tradizionali di quei luoghi, nutrienti e adattati all'ambiente.


E' riportata qui per intero la traduzione della notizia pubblicata sul "The National Academies", che contiene dati interessanti e utili.


Vegetali locali potrebbero aiutare a risolvere la crisi alimentare africana e far rinascere le deboli economie rurali


Strumenti efficaci per affrontare molti problemi di base nell'Africa sub-sahariana – ovvero fame, malnutrizione e povertà rurale – potrebbero letteralmente saltar fuori dalla terra. La regione è la zona di provenienza di centinaia di vegetali locali che hanno nutrito gli africani per decine di migliaia di anni. La maggior parte di queste piante sono adatte per crescere in suoli poveri ed in piccoli appezzamenti con risorse limitate tipici dei villaggi. Queste specie, tuttavia, ricevono poca o nessuna attenzione dalla comunità scientifica. Un maggiore sforzo nell'esplorare il potenziale di questi vegetali potrebbe portare ad una produttività agricola maggiore, a riserve di cibo più stabili, e maggiori guadagni nelle aree rurali nel continente, sostiene un nuovo rapporto dal Consiglio Nazionale delle Ricerche.


Il rapporto esamina le potenzialità di 18 vegetali africani, che potrebbero aiutare ad alimentare la popolazione in crescita del continente e a raggiungere uno sviluppo sostenibile. Questi vegetali locali – tra i quali sono inclusi l'amaranto, i fagioli dell'occhio, e l'egusi – sono ancora conservati in molte zone dell'Africa, ma sono solitamente ignorati da scienziati e agenti del governo nel resto del mondo. In passato, queste piante locali sono state giudicate meno interessanti dei famosi vegetali introdotti in Africa da altre parti del mondo. Ma poiché pochi vegetali del luogo sono stati studiati in modo approfondito, le informazioni che si hanno su di essi sono spesso vecchie, difficili da trovare o principalmente aneddotiche. Il rapporto enfatizza che nonostante questa disinformazione, questi vegetali hanno diversi vantaggi.


Sebbene la velocità di crescita del fenomeno della fame cronica sia lentamente diminuita nell'Africa sub-sahariana, circa un terzo della popolazione della regione non ha il cibo necessario per coprire il fabbisogno giornaliero. La stessa proporzione di bambini è malnutrita, e il numero delle persone povere è in continuo aumento. Il rapporto informa che con un maggiore supporto da parte della comunità scientifica e la promozione di politiche sociali adeguate, i vegetali locali potrebbero velocemente dare un grosso contributo socio-economico a molte nazioni africane, aiutando ad affrontare questo tipo di problemi. Un maggiore sviluppo di queste piante andrebbe a vantaggio principalmente delle donne, che rappresentano una larga fetta degli agricoltori rurali.